Difendere la propria identità non è razzismo, è sopravvivenza.

C’è un frainteso timore di apparire razzisti o poco democratici che spinge a tacere. Secondo me invece occorre dire con forza che non è accettabile aver paura di attraversare alcune zone della nostra città oppure evitare di frequentare i parchi cittadini per il timore di vedere qualche profugo fare i bisogni di fronte ai nostri bambini. Quante donne si sentono insicure la sera nella zona della stazione o attraversando qualche sottopasso? Per i migranti islamici la donna è un semplice oggetto. Sappiamo perfettamente che la maggior parte dei profughi sono migranti economici ma fatichiamo, tra mille leggi e ricorsi, ad accertarlo e a impedire l’indiscriminato afflusso. Eppure lo sappiamo, gli italiani che all’inizio dello scorso secolo andavano negli Stati Uniti o a metà degni anni ’50 a lavorare nelle miniere del Belgio erano li chiamati perché occorrevano lavoratori. Da noi è il contrario con un alto indice di disoccupazione. Oltretutto, diamo più ai profughi di quanto diamo ai nostri anziani più poveri. Difendere la propria identità non è razzismo, è sopravvivenza.

 di Massimo Blasoni

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