Una promessa non mantenuta

La promessa di Matteo Renzi di ridurre i debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese risale a più di due anni fa. Una promessa come molte altre non mantenuta. Per un’azienda anticipare in banca per mesi i propri crediti verso lo Stato è molto costoso, di più, se si usano le proprie linee di credito per far fronte ai ritardi statali (i propri dipendenti e fornitori vanno pagati) è più complesso trovare risorse per investire o ampliare la produzione. Questa è una di quelle vicende che mettono in evidenza una volta in più il gap che ci separa da Paesi come Germania e Danimarca: lì lo Stato è serio e paga in pochi giorni, da noi passano mesi, se non anni. Chi ci rimette sono sempre gli imprenditori e i loro dipendenti. Il rischio è che definitivamente si rompa il patto di fiducia tra Partite IVA e Stato: se l’imprenditore non paga una qualche tassa alla data prefissata scattano Agenzia delle Entrate, Equitalia e ganasce varie, lo Stato invece paga i propri debiti quando vuole e resta assolutamente impunito. Oggi su Il Giornale.

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Riflessioni..

Riflessioni.
1) Quello che il governo non dice sulle pensioni è che il sistema non può reggere. La riforma Fornero prevedeva che per poter pagare le pensioni in futuro ci dovesse essere una crescita annua del pil di almeno 1,5% e che il tasso di occupazione crescesse di almeno 10 punti. Così non è e l’Inps perde dieci miliardi l’anno. Difficile pensare che i lavoratori di oggi avranno, domani, pensioni dignitose. È necessario chiedere qualcosa a chi, con regole folli, andò in pensione a 40 anni o percepisce il doppio di quanto ha versato.
2) Penso ai casi di Tiziana Cantone, la ragazza suicida per un video “intimo” divenuto virale, alle scene degli abusi postate su WhatsApp dalle amiche della vittima minorenne a Rimini o a quella ragazzina americana suicida per le foto postate che la ritraevano nuda. I motori di ricerca non conoscono talvolta né misura né oblio.
La libertà di internet, dei social è bellissima ma talvolta terribile.
ImpresaLavoro oggi su Il Giornale.

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Tutta la speranza per un’Italia migliore

Un annetto fa abbiamo comprato l’Istituto Geriatrico Siciliano, la principale residenza sanitaria per anziani di Palermo. Lì lavorano cento persone che assistono altrettanti anziani, molti sono affetti da Alzheimer. Più di qualche amico mi aveva sconsigliato: “Sei sicuro di andare al sud?” E la sequela dei noti luoghi comuni… Un mese fa ho nominato il nuovo direttore, ha 29 anni e si chiama Antonio. Malgrado la giovane età ha un ottimo curriculum. Ieri è venuto a trovarmi e mi ha detto che ha raggiunto la piena occupazione della residenza, pur in assenza di buone entrature locali. Ha anche detto che sta puntando sulla qualità e sul merito, non sulle clientele. Ho pensato che questo dovrebbe essere lo spirito che anima il nostro Paese e che in quel ventinovenne sta, emblematicamente, tutta la speranza per un’Italia migliore e che riparte.
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Occorrono norme più severe

“Leggo sul giornale della mia città, il Messaggero Veneto: “Calci e pugni ai passanti, scene da far west ieri sera a Udine. Protagonisti due profughi afghani che si sono scagliati contro tutti con calci e pugni. I due erano già conosciuti alle forze dell’ordine per episodi analoghi”. Recidivi che non avevano obbedito al foglio di via. Com’è possibile che i fogli di via non vengano mai rispettati e che i protagonisti, anche di episodi molto violenti, vengano liberati dopo pochi giorni? In questo caso è stata picchiata anche una ragazzina. Occorrono norme più severe. Si possono amare profondamente la libertà e la democrazia e, nel contempo si può essere convinti della necessità di regole inflessibili. L’asilo deve essere concesso, o meno, in 3 mesi senza possibilità di appelli infiniti, con effettiva espulsione e riaccompagno di chi non ne ha diritto. Basta approvare una norma. I parlamentari che fanno?”. Questo il pensiero di Massimo Blasoni in riferimento a quanto accaduto a Udine nei pressi della stazione ferroviaria qualche giorno fa.

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Fondazione Vincenzo Scoppa: Premio Liber@mente 2016

“Ieri sera ho ricevuto in Calabria il premio Liber@mente. Si tratta di un premio assegnato dalla Fondazione Scoppa a personalità di pensiero liberale che si sono distinte nel lavoro, nella cultura e nelle arti. Non so se lo merito. Gli anni scorsi sono stati premiati da Piero Ostellino, già direttore responsabile del Corriere della Sera, a Corrado Sforza Fogliani. La commissione era presieduta da Lorenzo Infantino, ordinario alla Luiss e considerato il più importante studioso di Hayek in Italia. Mi hanno chiesto cosa voglia dire fare l’imprenditore oggi, ho risposto, orgoglioso di essere friulano, che sono richiesti coraggio e follia ma, soprattutto, passione e dedizione al proprio lavoro. Poi, perchè ho scritto Privatizziamo! “Perché voglio bene a mia figlia”. Come ogni altro genitore credo che questo pur bellissimo Paese così com’è non va”.
Massimo Blasoni riceve il Premio Internazionale Liber@mente 2016. Venerdì 26 agosto, nella splendida cornice del Castello Murat di Pizzo Calabro, all’imprenditore friulano è stato conferito il Premio Internazionale che, istituito dalla Fondazione Vincenzo Scoppa. Il premio si caratterizza per le sue finalità di alto valore culturale e, nello stesso tempo, di sensibilizzazione verso il tema della libertà.

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Stritolati dal fisco

I cittadini italiani spendono quasi 50 miliardi di Euro l’anno per pagare le tasse sulle loro case. Il 30% in più che nel 2011: 11 miliardi. Una sorta di patrimoniale con cui lo Stato ha fatto cassa stangando il bene rifugio delle famiglie. Sono stati spesi bene i nostri soldi? A vedere quanta inefficienza c’è ancora nella Pubblica Amministrazione direi proprio di no. Queste maggiori tasse, però, hanno contribuito a bloccare il mercato e le nostre case hanno perso anche oltre il 10% del loro valore. Questa settimana su Panorama il servizio del nostro Centro Studi, ripreso anche da TG5 e Repubblica.

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Rimettere nelle mani delle famiglie più risorse è l’unico modo per ripartire

“Il fatto certo è che tutti debbono pagare le tasse e che va sanzionato duramente chi non lo fa. E’ giusto che una parte delle risorse che produciamo con il nostro lavoro vada allo Stato che deve occuparsi di servizi e solidarietà. E’ profondamente ingiusto però che da noi il prelievo fiscale superi il 50% tra tasse sul reddito, sulla casa, sul risparmio, Iva e mille altre gabelle. Ed è ancor più ingiusto che una parte di questo denaro (che con fatica abbiamo guadagnato) finisca per alimentare sprechi e spesa improduttiva. La nostra Presidenza della Repubblica costa 236 milioni l’anno, circa 6 volte in più rispetto alla Monarchia inglese. L’ammodernamento e il miglioramento della Salerno-Reggio Calabria è costato negli anni 8 miliardi di euro. Una cifra 20 volte superiore a quella destinata alle autostrade francesi. Il costo delle pensioni di chi ha smesso di lavorare prima dei 40 anni, è di 9 miliardi l’anno”.

L’intervento di Massimo Blasoni ad Agorà:

https://www.facebook.com/massimoblasoni/videos/1110864092322003/

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Difendiamo le nostre tradizioni

“Se voglio entrare in una moschea mi debbo togliere le scarpe. Cosa che ognuno di noi ha fatto se ha voluto, in qualche viaggio, visitarne una. Nessun obbligo ma una scelta. Perché non dovrebbe essere così anche per chi viene nel nostro Paese? Ci hanno detto che dobbiamo rispettare la libertà di chi è venuto (anche se non rispetta le nostre tradizioni),che dobbiamo far fronte al loro mantenimento ( anche se è evidente che sono giovani in cerca di fortuna e non in fuga da una guerra). Sbagliavano. Rispetto, decoro,parità uomo donna, democrazia, Costituzione, sono pilastri della nostra società. Chi viene deve esplicitamente farli propri: se voglio stare in Italia debbo accettarne le regole. Nessun obbligo ma una scelta.” Lo scrive, ricevendo moltissimi consensi, su Facebook Massimo Blasoni, imprenditore e Presidente di ImpresaLavoro.

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La benzina più cara d’Europa

“La benzina in Italia è la più cara tra i grandi paesi europei. Molto più di Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna. Il prezzo del petrolio è sceso ma il costo è restato altissimo. Perché? È semplice, perché il costo industriale (prodotto e raffinazione) rappresenta il solo 31% mentre le tasse a favore dello stato sono del 69%!! Lo rileva oggi su Il Giornale, Libero e altri quotidiani il nostro centro studi ImpresaLavoro (grazie Simone Bressan). Bisogna ridurre lo Stato, troppe tasse e spesa pubblica improduttiva bloccano questo paese.”

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Troppi giorni di attesa per le prestazioni diagnostiche

La sanità italiana non è certo una delle peggiori, anzi, ci sono vere eccellenze e splendidi professionisti. Tuttavia, l’attesa per alcune prestazioni diagnostiche è veramente da terzo mondo e ci sono mille inutili file. Per una mammografia all’Ospedale di Gorizia ci vuole più di un anno, che diventano 441 giorni a Le Molinette di Torino e 478 al Cardarelli di Napoli. Una risonanza magnetica alla schiena può necessitare anche di 180 giorni al Civico di Palermo e 289 al Galliera di Genova. 196 giorni per una ecografia ginecologica a Palermo e 260 giorni per una visita oculistica a Roma. Questi sono i dati riportati da una recente inchiesta di Repubblica. Non pensiamo, però, che a Udine vada meglio: per una prestazione “urgente”, un’amica si è sentita rispondere “prima data disponibile 13 febbraio 2017”. Questi i dati delle attese in sanità riportati dal presidente del centro studi ImpresaLavoro, Massimo Blasoni.

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